Riceviamo e pubblichiamo la lettera che un nutrito gruppo di infermieri rivolge al coordinatore generale medico legale in materia di smart working.

Con l’occasione, si richiede un incontro urgente in materia con il coordinatore generale medico legale e con l’amministrazione.

 
 

 

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Gentile dott. Migliorini.

In data 14 novembre 2022, ha ritenuto necessario precisare come interpretare le linee guida emanate dalla direzione centrale per lo svolgimento dello smart working. Le sue indicazioni sono state inviate ai Direttori Regionali con mail avente oggetto: Indicazioni in merito all’autorizzazione allo svolgimento del lavoro agile – UO medico legali.

Il testo del messaggio è percepito superfluo nella parte in cui sottolinea che il lavoro agile non deve contrastare l’adeguato svolgimento dell’attività delle U.O., ovvero quando evidenzia la necessità di corredare le richieste in eccedenza con adeguate motivazioni.

Si ricorda che l’Istituto con messaggio Hermes 3556 del 29 settembre 2022 ha emanato le linee guida per la gestione dello smart working con l’obbiettivo di armonizzare l’utilizzo su tutto il territorio nazionale. Contemporaneamente stabiliva la modalità di programmazione delle giornate di smart working e la necessità di individuare i carichi di lavoro in modo da garantire la continuità delle attività e la possibilità di verifica da parte dei responsabili.

Le sue indicazioni si percepiscono poco chiare quando indica in un massimo di un giorno settimanale l’istituto dello smart working per il personale dei CML. Di fatto la sua direttiva limita in modo inspiegabile, agli Infermieri, la possibilità di usufruire di questo importante strumento atto ad armonizzazione la vita privata con quella lavorativa. Questa grave limitazione priva di oggettivi fondamenti a tutela dell’organizzazione del lavoro costituisce un’ingiusta disparità di trattamento rispetto agli altri dipendenti appartenenti al medesimo CCNL.

Si ricorda che ci sono attività svolgibili da remoto con l’utilizzo di supporti informatici comunemente assegnati a tutti i dipendenti.

Altro dato oggettivo, e che ha sorpreso in passato la direzione, è che la produttività nelle passate esperienza di smart working non si è ridotta, che non si sono verificati disservizi, e che è stata garantita anche senza l’ausilio di adeguati supporti informatici.

In emergenza il personale infermieristico ha dimostrato la massima disponibilità ad adattarsi alle esigenze di servizio, aumentando la produzione rispetto all’attività svolta in presenza.

Si invita a rivedere la rigidità di questa sua decisione che, non trovando oggettive spiegazioni organizzative, potrebbe essere percepita come intento persecutorio e discriminatorio nei confronti del personale infermieristico che peraltro vive tale situazione con estremo disagio.

Gli infermieri si aspettavano un messaggio di invito a continuare sulla stessa linea intrapresa fino ad oggi. Sarebbe stato comprensibile che lei appoggiasse a pieno le indicazioni della direzione centrale, che già chiarisce che lo strumento del lavoro da casa deve garantire il corretto svolgimento delle attività e che deve essere misurabile. La sua convinzione che le attività da remoto sono lontane dalle realtà dei CML lascia intendere che sarebbe necessario un confronto costruttivo.

Pensiamo possa esserci un punto di incontro ed uno spunto di riflessione tra professionisti della salute per dirimere l’argomento.

Gli INFERMIERI INPS