Al termine della videoconferenza con la Ministra per la Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, registriamo una prima disponibilità a un confronto significativo per quella che sarà la vicina fase due. Abbiamo sottolineato e ribadito alla Ministra che anche questa fase esige di mantenere alto il livello della prevenzione e quindi della sicurezza di tutti i lavoratori e, per questo, abbiamo chiesto di sottoscrivere un nuovo protocollo. In tal senso, abbiamo innanzitutto chiesto di continuare a far svolgere ai dipendenti le proprie prestazioni da remoto, onde evitare rischi di assembramenti nei quali è possibile incorrere anche prevedendo forme di turnazione, sulla quale non siamo d’accordo.
La Ministra, da parte sua, ha espresso la volontà di non archiviare le esperienze di lavoro agile necessitate in queste settimane e di proporle stabilmente anche a regime. Fatta questa premessa, abbiamo avanzato, come UIL, la richiesta di lavorare a un nuovo protocollo condiviso che detti le linee guida di prevenzione e sicurezza anche nella fase due. Non possiamo correre il pericolo di vanificare i risultati delle misure fin oggi intraprese e per questo motivo è necessario continuare a garantire massimi livelli di sicurezza per i lavoratori, che vanno dalla fornitura degli eventuali dispositivi di protezione individuali all’installazione di quelli collettivi, dalla definizione di regole precise relativamente allo smart working a un’adeguata formazione informatica di tutto il personale, anche previa dotazione di tutti gli strumenti necessari all’esercizio della propria prestazione lavorativa da remoto.
In conclusione, anche per queste ragioni, abbiamo ribadito, anche in questa sede, la necessità di restituire alla disciplina contrattuale la materia dell’organizzazione del rapporto di lavoro, proprio al fine di regolare, nel miglior modo possibile e in maniera più rispondente alle diverse esigenze e nature delle singole amministrazioni, tutti questi aspetti che attengono al rapporto di lavoro quotidiano di ogni dipendente. Non può che essere il contratto la sede condivisa competente a disciplinare le varie modalità ed espressioni di lavoro agile azionabili, sia per renderle più efficienti sia per assicurare a tutti i lavoratori gli stessi diritti e doveri riconosciutigli quando fisicamente sul luogo di lavoro. Se riteniamo, special modo nel contesto che viviamo, lo smart working una forma importante da sviluppare sempre più, allo stesso tempo ricordiamo che essa non può costituire un modo per abusare della disponibilità oraria dei singoli dipendenti. Questa la nostra impostazione odierna e quella che continueremo a perorare fin da subito in tutte le sedi opportune per tutelare prioritariamente l’integrità del diritto alla salute dei lavoratori che rappresentiamo, ma senza dimenticare la tutela dei loro diritti e del loro benessere lavorativo.