Caro Presidente,
mi è doveroso rappresentarti lo sgomento e l’amarezza di gran parte del personale del Tuo Istituto (rectius, dell’Istituto della gente e del popolo, mai come in questi mesi drammatici ed emergenziali), al leggere, venerdì scorso, determinazioni e messaggi imperativi in assoluta controtendenza non solo con la produzione degli eccellenti e miracolosi risultati ma anche, e soprattutto, con la linea di contagi in preoccupante risalita in tutto il Paese.
Le “famiglie Inps” che hanno rinunciato alle festività, ai fine settimana, alle ferie, che si sono autorganizzate in fasce orarie per non aggravare le linee e che hanno fatto corse contro il tempo per tentare, peraltro riuscendoci egregiamente (i numeri delle Tue statistiche non sono dati opinabili), di garantire servizi ed efficienza, sono le stesse famiglie alle quali adesso l’amministrazione nega la serenità di conciliare le esigenze alle quali la stessa è chiamata a far fronte.
Bada bene, non sono solo i genitori di bambini in età scolare (la cui esigua percentuale comunque consentirebbe uno sforzo minimo nella concessione tout court del lavoro in modalità agile) ma tutto il personale necessita di tutela, di serenità e di benessere e, se vogliamo essere romantici, financo di gratitudine.
Allora perché questo revirement repentino, ingiustificato, tranciante?
Perché questa fretta di ripopolare le sedi che hanno alacremente prodotto e che non chiedono altro di produrre ancora e meglio ma conciliando le esigenze, attenzione non capricci, ESIGENZE, di bambini piccolissimi e piccoli, di congiunti immunodepressi, di turni scolastici e lavorativi impossibili da conciliare?
Perché costringere ad usufruire di congedi parentali, straordinari e ferie?
Perché proprio ora e proprio così?
La vita di tutto il Paese sarà magmatica e in assiduo divenire, un contagio in una scuola o in ufficio (circostanza affatto peregrina ma già quotidiana e in continuo aumento) comporterà un rimpasto continuo a scacchiera con il conseguente caos organizzativo del lavoro del quale nessuno potrà più rispondere in termini di certezze tempistiche.
Un effetto domino gravissimo e pericolosissimo di cui l’Amministrazione si sta assumendo una responsabilità immensa.
I lavoratori non hanno chiesto mance elettorali, non vogliono alcun bonus baby-sitter e, rispetto alla salute, non è il buono pasto a essere dirimente.
I lavoratori desiderano solo comprendere perché, dopo aver dato tutto, e per tutto si intende l’annientamento della propria vita familiare e sociale, non viene loro resa nemmeno la pacca sulla spalla del buon padre di famiglia.
Sento di esprimere a loro nome il solo desiderio di lavorare, di essere ancora la forza motrice di un popolo in estrema difficoltà; desiderano essere orgogliosi di appartenere all’INPS per il suo alto ruolo sociale.
Ma per farlo pretendono, ed io per loro, tutela della dignità che passa necessariamente dal rispetto della serenità di ciascuno.
Noi siamo donne e uomini operosi, che la mattina desiderano essere motivati nella realizzazione di un obiettivo nazionale e istituzionale con la serenità, la sera, di averlo perseguito nella salvaguardia della salute pubblica e, indirettamente, della nostra e delle nostre famiglie.
La soddisfazione del cliente esterno non può prescindere da quella dei lavoratori a prescindere dall’obbligo che hai per legge come datore di lavoro di tutti noi.
Tu e la tua tecnostruttura avete raccontato al Governo ed al Parlamento di aver realizzato, grazie a noi, numeri enormi di pratiche e di prestazioni. Ma noi, i lavoratori dell’INPS, non siamo numeri, siamo persone.
Per questo ti chiedo di fare un piccolo passo indietro per l’Amministrazione, ma immenso per noi e per i nostri cari.
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IL COORDINATORE GENERALE |
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UILPA-INPS |
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