Nell’antica Roma il censore era magistrato di indiscussa moralità ma privo di “imperium”. In questi giorni assistiamo ad una reintroduzione del ruolo del censore da parte dell’imperatore Tito che, nominato Lucianus il Censore, lo sguinzaglia per intimorire chi versa acqua sul fuoco dell’agone politico.
Al quotidiano “La Verità”, il 14 ottobre, è stata concessa un’intervista da parte del Direttore Regionale del Lazio Fabio Vitale che, stemperando i toni catastrofistici dell’Imperatore Tito in un altro articolo dello stesso quotidiano, dichiarava che la tecnostruttura sarebbe stata in grado di fronteggiare le richieste del governo in materia di politiche sociali e pensionistiche. Si apprende ora che Lucianus il censore avrebbe, per conto dell’Imperatore Tito, chiesto di raccogliere elementi finalizzati a intraprendere una nuova azione disciplinare nei confronti del Direttore Regionale.
Non bastava che i dipendenti pubblici fossero additati come pretenziosi nullafacenti e che i dipendenti INPS fossero vittime di aggressioni agli sportelli per la sola colpa di essere il front office di scelte organizzative irragionevoli, sistemi inadeguati, procedure informatiche malfunzionanti, sistemi premianti a tagliola con sorpresa a posteriori. Serviva un imperatore in cerca di nuova occupazione a far odiare l’Istituto da chi la classe politica al governo del Paese l’ha votata.
Gli antichi romani affiancavano due censori, uno dei quali di estrazione popolare per bilanciare il potere dei Patrizi.
A duemila anni di distanza, non possiamo che ribadire che il nostro Ente non può essere governato da un uomo solo e che urge una ristrutturazione che ricomprenda un Consiglio di Amministrazione che, con pesi e contrappesi, indirizzi l’orientamento della tecnostruttura e non faccia politica. Solo perché questi duemila anni non siano passati invano.
IL COORDINAMENTO NAZIONALE UILPA-INPS