La discussione in Parlamento, nello specifico in sede referente presso la Commissione Finanze e Tesoro del Senato, del DDL n.2837, che si allega affinché ciascuno possa farsi un’opinione del suo contenuto, spinge qualcuno ad approdare a conclusioni affrettate che mal si conciliano con una corretta e non strumentale lettura dei documenti parlamentari.

Andiamo per gradi.

Su iniziativa di alcuni senatori di estrazione Pd, Art.1-MDP, AP, Gruppo Misto e Gruppo per le Autonomie, lo scorso 19 maggio è stato presentato al Senato un disegno di legge relativo alla riorganizzazione delle agenzie fiscali che mira a recuperare alle stesse amministrazioni, che mantengono la natura di soggetti pubblici (vedi articolo 2, comma 1, lettera b), del DDL n.2837 dove si ribadisce che le agenzie fiscali sono enti pubblici strumentali del MEF con personalità giuridica di diritto pubblico ai sensi dell’art.61 del decreto legislativo n.300/1999 non modificato dalla proposta di legge in esame), una maggiore autonomia regolamentare ed organizzativa nell’ottica della specialità della loro funzione.

All’interno del testo proposto, l’articolo 2, comma 1, lettera i), modificando l’articolo 71 del decreto legislativo n.300 del 30 luglio 1999, dopo aver ribadito che il rapporto di lavoro dei dipendenti delle agenzie fiscali è disciplinato dal Testo Unico del Pubblico Impiego e dal contratto collettivo nazionale, individua uno specifico comparto di contrattazione dedicato alle stesse agenzie quale segno evidente, sul piano delle relazioni industriali, della loro particolare funzione.

Se trasferiamo al nostro ambito le considerazioni che stanno alla base di questa proposta, ossia il riconoscimento in sede di contrattazione collettiva nazionale di lavoro delle specificità funzionali delle agenzie fiscali e della rilevanza della loro attività, non si vede perché osteggiare il tentativo, portato avanti anche dai Vertici del nostro Ente, in sinergia con l’INAIL, di inserire l’INPS in quel comparto con buona pace delle vestali di un’ortodossia omologante che, anziché premiare ed esaltare le eccellenze nel panorama delle pubbliche amministrazioni, finisce per deprimerle in una visione di generale appiattimento.

Rispetto a tale impostazione noi non ci stiamo e ci batteremo perché le specificità dell’INPS possano essere esaltate anche in ambito di contrattazione collettiva nazionale di lavoro a difesa di quell’autonomia che una legge dello Stato sancisce e che in qualche "Palazzo istituzionale" si vorrebbe cancellare.

Chi lavora in ambito INPS e conosce le modalità operative del nostro Ente, forse sconosciute a qualcuno, sa benissimo che non siamo stati, non siamo e non saremo né un Dipartimento, né una Direzione generale del Ministero del Lavoro, siamo l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale con buona pace di chi vorrebbe che fossimo altro.

CISL FP/INPS
Paolo SCILINGUO

UIL PA/INPS
Sergio CERVO