Centinaia di persone, non solo dalle sedi di Roma e del Lazio, ma da tutta Italia, hanno partecipato fisicamente ieri al presidio organizzato da CGIL CISL e UIL in piazza della Rotonda, di fronte al Pantheon a Roma, per esprimere lo stato di profondo disagio che ormai si vive da tempo in Istituto a fronte di crescenti carichi di lavoro cui non corrispondono adeguate risorse né in termini strumentali né in termini di personale.
Mentre il Presidente dell’INPS leggeva la sua relazione nelle ovattate sale di Montecitorio, affrontando temi economici, gius-lavoristici e di carattere sociologico che forse dovrebbero essere affrontati in altra sede e trattati da altri attori istituzionali (si arriva addirittura a suggerire al Parlamento di modificare la denominazione dell’INPS in Istituto Nazionale della Protezione Sociale) l’INPS reale, non quello virtuale descritto da Boeri, era in piazza a rimarcare, con la presenza di rappresentanti del CIV e delle federazioni nazionali del pubblico impiego di CGIL CISL e UIL, la distanza che ormai separa il vertice politico dell’Ente da chi quotidianamente opera in prima linea confrontandosi con i bisogni di un Paese sempre più esigente verso il nostro Ente.
Il Presidente decanta il contributo che l’Inps ha dato negli anni alla cosiddetta riduzione del debito pubblico per effetto di maggiori entrate o di riduzioni delle spese di funzionamento che stanno dissanguando l’Istituto (a proposito le politiche di finanza pubblica non spettano al MEF ed a chi ricopre il ruolo di Ministro dell’Economia?), ma non si preoccupa del riverbero che questa miope politica di contrazione produce sulle attività svolte: addirittura si parla dell’esistenza di margini di miglioramento della qualità dei servizi! Con quali risorse prof. Boeri se tra il 2010 ed il 2016 l’Inps ha versato al MEF 2.915.000.000 € sottratti agli investimenti in nuove assunzioni e risorse strumentali?
Nel frattempo i tempi di erogazione dei servizi, dai trattamenti pensionistici alle prestazioni a sostegno del reddito, si dilatano sempre di più per effetto di una carenza ormai cronica di personale (circa 5.000 dipendenti in meno nel periodo 2013/2016) a fronte di un fabbisogno stimato da qui al 2020 in oltre 31.000 unità: le poche centinaia di assunzioni programmate, ma dai tempi indefiniti, non sono sufficienti ad invertire la pericolosa china intrapresa dal nostro Ente che necessita anche di una riforma della governance tale da restituire peso e ruolo alle parti sociali.
Di questo Presidente si dovrebbe preoccupare, interloquendo con le organizzazioni sindacali interne ed esigendo dal decisore politico contropartite reali a fronte di compiti crescenti: l’accademia e le discettazioni sociologiche lasciamole agli altri, occupiamoci dei problemi reali dell’INPS e delle soluzioni immediate.
FP CGIL/INPS
Matteo ARIANO
CISL FP/INPS
Paolo SCILINGUO
UIL PA/INPS
Sergio CERVO