Un rimedio peggiore del male
L’italico vizio di fare di tutta l’erba un fascio ha colpito ancora!
Così come quando si parla di malfunzionamento della scuola italiana si accomunano la scuola materna, elementare e media (considerate un’eccellenza a livello internazionale) al sistema degli Istituti Superiori (discreto, secondo le misurazioni ufficiali) e dell’Università (pessimo, con soltanto due atenei tra i primi cento in Europa), anche nell’ambito delle politiche sociali si accomunano le politiche attive del lavoro (pessime) a quelle passive (ottime).
Per non essere tacciati di autoreferenzialità, qualche dato.
In Italia poco più di un lavoratore su cento si è occupato grazie ai Centri per l’impiego, che, come noto, sono dipendenze delle Province. Nel nostro Paese quasi tre milioni di domande l’anno di Aspi, Mini Aspi, Mobilità e Cassa Integrazione, vengono liquidate per oltre il 95% in meno di 30 giorni!
E la formazione? Il cuore delle politiche attive è affidato alle Regioni, che la svolgono con leggiadra indifferenza rispetto all’offerta di lavoro ed alle politiche passive, anche quando queste rientrano nella loro competenza diretta (CIG in Deroga). È dietro l’angolo una procedura d’infrazione per omessa rendicontazione da parte delle regioni riguardo agli interventi formativi erogati a fronte di CIG in Deroga concessa.
Anche in termini di infrastrutture tecnologiche ed informative il gap è tremendo.
Mentre la “Banca dati percettori” è stata attivata dall’Inps in meno di due anni dalla sua previsione, del cosiddetto “mercato del lavoro elettronico” (luogo telematico di incontro tra offerta e domanda di lavoro) neanche l’ombra!
 
 
L’unificazione in un nuovo soggetto pubblico delle tre distinte funzioni quali effetti sortirebbe nel breve – medio termine?
Senza grandi sforzi di fantasia i seguenti:
1.   Aumento dei costi per le retribuzioni dei nuovi organi di vertice dell’Agenzia;
2.   Perdita di tempestività nell’erogazione delle prestazioni, per la disponibilità solo indiretta (e quindi differita) delle informazioni e dei dati contributivi necessari per le liquidazioni dei trattamenti previdenziali;
3.   Aumento delle truffe finalizzate alla percezione di trattamenti, per la frammentazione della visione complessiva. L’Agenzia avrebbe, infatti, una “vista” limitata al Lavoratore, mentre occorre che questa sia allargata all’Azienda da cui dipende, per prevenire o reprimere le situazioni delittuose. Lo schema classico in questi casi vede l’occulta regia di imprenditori fasulli che assumono e licenziano fittiziamente lavoratori al solo fine di far corrispondere loro prestazioni indebite;
4.   Ulteriore malfunzionamento dell’erogazione dei trattamenti in deroga, per i motivi di cui al punto 2;
5.   Intempestività dell’azione di recupero dei contributi omessi nei casi di riconoscimento delle prestazioni in base al principio dell’ “automaticità delle prestazioni”.” (Sergio Saltalamacchia)
 Riassumendo, la proposta comporta
> COSTI
< ENTRATE
< EFFICACIA
> TRUFFE
 
COSTI
I presunti vantaggi ottenibili dalla riforma che viene prefigurata dalle deleghe per la creazione dell'Agenzia per l'Occupazione, contenute nel DDL Poletti, sono tutti da dimostrare, in termini di maggiore efficacia degli interventi di sostegno al reddito e delle politiche passive, qualora venissero correlate in maniera più immediata a quelle attive e della formazione.
Non risultano studi sull'efficacia ne' valutazioni di impatto, economico e finanziario, della riforma, o di semplice analisi dei costi, questi ultimi invece piuttosto certi, che la sua attuazione comporterebbe.
Le linee di tendenza dei processi di ridisegno organizzativo delle strutture e dei servizi degli Enti messe in atto negli scorsi anni, sono state sempre improntate a logiche di massimizzazione dell'impiego delle risorse esistenti o addirittura di una loro riduzione, in funzione di economie crescenti di scala e di eliminazione di diseconomie ed esternalità.
 
Questa logica ha consentito di saturare la capacità potenziale di erogazione dei servizi, sfruttando al meglio il know how tecnico e gestionale dei soggetti pubblici, utilizzando la tecnologia, la cultura organizzativa e quella manageriale come leva per il mantenimento degli obiettivi a risorse decrescenti.
Nel 2013, l’istituto ha impiegato circa 2.300 dipendenti per liquidare quasi 8.500.000 domande di prestazioni rientranti nel sistema degli ammortizzatori, con una media di 3.629 domande  pro capite (fonte: Piano budget nazionale 2013). Considerando un costo medio annuo del lavoro per dipendente pari a circa € 40.000, i costi di tecnologici e le spese direttamente correlate, il costo per l’erogazione delle prestazioni a titolo di ammortizzatori ammonterebbero a circa l’1% della spesa totale.
La costituzione della nuova Agenzia, in rottura con il passato recente, sceglierebbe la via dell'esternalizzazione di servizi in passato internalizzati, che ormai fanno parte del core business dell’Istituto e  ormai ampiamente strutturati e rodati in INPS, per riaggregarli intorno ad un soggetto che graviterebbe in tutt'altro ambito, finora investito delle politiche attive, che ad oggi ha sostanzialmente fallito la propria mission.
I dati relativi ad accesso agli ammortizzatori in deroga, formazione e reimpiego mostrano una correlazione negativa con l’andamento della disoccupazione, in particolare quella strutturale (cioè quella collegata alla mancata corrispondenza tra domanda e offerta) e del transito alle classi di lavoratori inattivi.
A leggere con attenzione le norme di delega, inoltre, l'Agenzia rappresenterebbe non solo un centro di coordinamento delle politiche, ma un vero e proprio ente di gestione.
I maggiori costi a cui si andrebbe incontro, pertanto, spazierebbero da quelli relativi agli organi di vertice, a quelli direttivi e gestionali, a quelli derivanti dal reinquadramento del personale proveniente da altri comparti, alla creazione ex novo di un'infrastruttura organizzativa, contabile, tecnologica e fisica di uffici.
A fronte di benefici non dimostrati e di costi rilevanti per l’avvio e la gestione del nuovo sistema, si contrappone l'invarianza di costi nell'attuale sistema di gestione degli ammortizzatori sociali e dell'ASPI, che utilizza la rete di strutture, persone e tecnologie del maggiore ente previdenziale europeo.
Ma vi sono aspetti più strutturali e fondanti, all'interno delle logiche ispiratrici della costituenda Agenzia, che suscitano forti preoccupazioni per la tenuta dei conti pubblici.
Se la ratio che ispira la riforma fosse quella di consentire una programmazione, un monitoraggio ed una rendicontazione unitaria delle politiche di Welfare e sostegno all'occupazione, non si vede come non si potrebbe ottenere identico risultato da una semplice operazione di estrapolazione ed elaborazione di dati finanziari ed economici già a disposizione del Governo, forniti dai diversi attori coinvolti.
Se la ratio fosse quella di un maggiore coordinamento tra le politiche attive e passive, non si vede per quale motivo investire un nuovo soggetto pubblico di compiti organizzativi e gestionali, con tutti i costi che ne derivano.
 
 
Se la logica della riforma fosse configurare un modello efficace di organizzazione e gestione dei servizi per il lavoro – aldilà dell’invasione di competenze regionali costituzionalmente tutelate  - si finirebbe per attribuire  ulteriori compiti (gestori) a soggetti che – si veda il parere al disegno di legge espresso dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome del 14/05/2014 – hanno già espresso contrarietà ad una tale attribuzione ed  il cui ruolo nelle politiche per il lavoro si è già dimostrato di scarsa efficacia.
Se, come sembra, la logica sottesa fosse quella di sganciare definitivamente il sistema di ammortizzatori sociali dal sistema previdenziale, con completa ridefinizione delle finalità e dei requisiti di accesso alle prestazioni, l'impatto sui conti sconterebbe un effetto moltiplicatore della spesa difficilmente gestibile.
Fino ad oggi la natura previdenziale del sistema, basata sulla contribuzione e quindi su un principio solidaristico in senso stretto, ha consentito di ottenere una provvista finanziaria accettabile, tale da mantenere un tendenziale equilibrio nelle gestioni delle prestazioni assistenziali, al netto delle integrazioni a carico del bilancio dello Stato. In base ai dati dell’ultimo rendiconto disponibile (2012), il risultato di esercizio della Gestione prestazioni temporanee ha registrato un utile di esercizio pari a 173 milioni di euro, ed una situazione patrimoniale pari a 179.525 milioni.
Abbandonare tale meccanismose da un lato potrebbe portare ad una riduzione dell'aliquota previdenziale e quindi del cuneo fiscale nel costo del lavoro, dall'altro porrebbe integralmente a carico della fiscalità generale tutto il sistema di ammortizzatori sociali. A titolo esemplificativo, le uscite connesse alla sola indennità di disoccupazione, nel 2012, ammontano a circa 2.900.000.000, un pari importo a titolo di mobilità, circa 4.400.000.000 a titolo di Cassa integrazione straordinaria (fonte: Rendiconto INPS 2012).
Un sistema del genere, sommato ai maggiori costi derivanti dall'istituzione ex novo dell'Agenzia, avrebbe un effetto moltiplicatore della spesa pubblica senza controllo, soprattutto in considerazione del fatto che la logica con cui opererebbe il nuovo sistema non sarebbe basato su un sistema budgetario, di analisi dei fabbisogni e degli interventi ex ante, ma opererebbe con interventi ex post, nei settori e nei casi in cui dovesse sorgere il bisogno, e con stanziamenti difficilmente quantificabili in sede di ordinaria programmazione del bilancio dello Stato.
In aggiunta a ciò, si correrebbe il rischio di passare da una logica di partecipazione alla spesa da parte degli attori direttamente interessati al buon andamento del sistema (imprese e lavoratori), ad una logica di tipo discrezionale, in cui le modalità di accesso al sistema potrebbero generare distorsioni derivanti da appartenenze, maggiore o minore vicinanza al centro decisionale, e da free riding, come peraltro l'acclarata insostenibilità degli strumenti in deroga sta ampiamente dimostrando.
 
 
ENTRATE/EFFICACIA
L'art. 2 del DDL in oggetto – Delega al Governo in materia di servizi per il lavoro e politiche attive - delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi finalizzati al riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e politiche attive.
 
I principi e i criteri previsti dal legislatore tentano di delineare un quadro di semplificazione, snellimento e razionalizzazione dei soggetti e dei servizi legati al mercato del lavoro, anche mediante l'Istituzione dell'Agenzia Nazionale per l'occupazione di cui alla lettera a) dell’art. 2 comma 2.
Ferma l'opportunità di progettare in modo accurato struttura, organizzazione e competenze dell'Agenzia, può apparire coerente con l’impianto normativo ipotizzato l'assegnazione all'Agenzia delle competenze gestionali in materia di servizi per l’impiego e politiche attive, anche con l’obiettivo di rafforzare le funzioni di monitoraggio valutazione delle politiche e dei servizi e di valorizzare la sinergia tra soggetti pubblici e privati.
Desta più di una perplessità viceversa la formulazione del' art. 2, comma 1, lett. e) nella parte in cui prevede l’affidamento all’Agenzia Nazionale per l’occupazione delle competenze gestionali in materia di […] Aspi.
L'attribuzione all'Agenzia delle competenze in materia di Gestione Aspi rischia di generare un perverso meccanismo di duplicazione di attività, sovrapposizione di competenze, moltiplicazione di oneri e adempimenti, esplosione di costi e disservizi.
È noto infatti che il diritto alla percezione dell'Aspi è strettamente correlato alla posizione assicurativa del lavoratore, alla corretta instaurazione del rapporto di lavoro e ai relativi profili contrattuali e retributivi.
Il binomio contribuzione/liquidazione conduce a una erogazione dell'ammortizzatore sociale tempestiva e basata su meccanismi standardizzati solo a patto che l'ente gestore abbia la possibilità, la capacità e le competenze per presidiare ogni fase del flusso di lavoro.
Il noto principio di automaticità delle prestazioni (art. 2116 c.c.) non può essere equivocamente interpretato come fattore di banalizzazione dell'attività automatica (?) di liquidazione; l'automaticità delle prestazioni afferma il diritto del lavoratore alla percezione dell'ammortizzatore sociale indipendentemente dall'avvenuto versamento della contribuzione obbligatoria, purché sia accertata in modo univoco la sussistenza del rapporto di lavoro e la relativa trasmissione (o acquisizione d'ufficio) dei flussi di denuncia contributiva mensile.
La gestione dell'Aspi, inserita nel complessivo ciclo di vita aziendale e lavorativo del territorio, non può essere curata in modo consapevole se se ne frazionano gli aspetti gestionali e amministrativi.
Esemplificando le potenziali criticità va ricordato che le competenze gestionali in materia di Aspi comportano:
?   La gestione unitaria e coordinata degli aspetti legati alla gestione del rapporto di lavoro, del credito contributivo e del conto assicurativo individuale, anche al fine di definire in modo legittimo e puntuale le (numerose) posizioni in cui il diritto alla prestazione è correlato a un riconoscimento/disconoscimento/ o riqualificazione del rapporto di lavoro. A riguardo non si comprende la razionalità di un sistema che  crea aree di potenziali conflitti di interesse tra INPS e Agenzia per l’occupazione, che potrebbero affrontare con spirito e approcci differenti fattispecie concrete da cui dipende la liquidazione della prestazione (es. l'esito di un controllo su una "falsa partita IVA).
 
 
?  La gestione dell'Aspi comporta necessariamente il presidio delle successive fasi di cura del contenzioso amministrativo e giudiziario. Il disposto normativo pare condurre a una moltiplicazione degli attori e degli oneri, considerato che un giudizio legale avrebbe come contraddittori necessari sia l'Istituto che l'Agenzia (uno per gli aspetti di contribuzione, assicurazione e accredito, l'altra  per i profili legati alla liquidazione della prestazione).
?  La gestione dell'Aspi comporta la necessità di definire, notificare e riscuotere le somme indebitamente erogate (per successiva rioccupazione, per disconoscimento del rapporto di lavoro, per liquidazioni effettuate in mancanza dei requisiti). Sotto questi profili che vantaggi può creare l'istituzione dell'Agenzia, quando l'Istituto dispone già di un efficace sistema di dialogo con il Concessionario per la Riscossione, della possibilità di attivare il proprio Ufficio Legale, della possibilità di compensare il debito con altre prestazione in corso di liquidazione o da liquidare?
La gestione dell'Aspi è simbolo e sinonimo di servizio all'utenza e al territorio. I livelli qualitativi del servizio erogato e percepito non potrebbero che risentire della frammentazione del lavoro, della moltiplicazione degli interlocutori e del (probabile) peggioramento dei tempi di liquidazione delle prestazioni.
?  La gestione dell'Aspi è anche la capacità di valutare le posizioni individuali nel loro complesso, al fine ad esempio di adeguarne gli importi in godimento in applicazione del Dl n. 66/2014  - Bonus Renzi.
?  La gestione dell'Aspi è legata alla possibilità di definire con immediatezza e lucidità le richieste di opzione tra Aspi e Assegno Ordinario di Invalidità (Corte Costituzionale n. 234/2011).
?  La gestione dell’Aspi comporta la cura della definizione delle altre prestazione di cui l’assicurato può avere diritto anche nel corso della fruizione dell’Aspi – ad esempio l’indennità di maternità, l’assegno al nucleo familiare.
?  La gestione dell’Aspi non può essere scissa dalla possibilità di accertare i requisiti di capacità lavorativa in caso di licenziamento per ragioni sanitarie.
 La gestione dell'Aspi, come si è cercato sinteticamente di esprimere, è un'attività articolata e complessa, che può essere presidiata in modo tempestivo, anche e soprattutto in termini di servizio all'utenza, solo se l'ente gestore ha competenza e piena consapevolezza dell'intero flusso di lavoro, in tutti gli aspetti assicurativi, contributivi, amministrativi, contabili, riscossivi e legali.
Peraltro, il disegno di legge delega si pone espressamente l’obiettivo (come riportato nella relazione) di “rimodulare l’ASpI omogeneizzando tra loro la disciplina ordinaria e quella breve; incrementare la durata massima dell’ASpI per i lavoratori con carriere contributive più significative; estendere l’applicazione dell’ASpI ai lavoratori con contratti di co. co.co., prevedendo in fase iniziale un periodo biennale di sperimentazione a risorse definite; introdurre massimali in relazione alla contribuzione figurativa; valutare la possibilità che, dopo l’ASpI, possa essere riconosciuta un’ulteriore prestazione in favore di soggetti con indicatore ISEE particolarmente ridotto eliminazione dello stato di disoccupazione come requisito per l’accesso a prestazioni di carattere assistenziale”.
Ebbene, appare chiaro come la voluta razionalizzazione non equivalga affatto a semplificazione delle regole, che invece si prevede di voler rimodulare, rendendo così ancora più indispensabile la professionalità legata ad una corretta e completa lettura della storia lavorativa e contributiva del soggetto potenzialmente beneficiario.
Ma vi è di più.
 
Se ciò che giustifica un trasferimento di competenze è, in linea di principio, la possibilità di recuperare margini di efficienza (e per quanto sopra esposto non si comprende come tale risultato possa essere garantito escludendo dalla gestione chi possiede gli strumenti che la consentono) sarà interessante osservare i dati che riguardano attualmente la prestazione.
L’INPS ha liquidato nel 2013 il 97,99% delle prestazioni ASpI ed il 97,33% della prestazioni mini-ASpI entro i 30 giorni. Dati analoghi peraltro si riscontrano sulle altre prestazioni a sostegno del reddito: il 97,09% delle indennità di mobilità, il 98,24% delle prestazioni di disoccupazione agricola ed il 94,91% delle indennità di malattia e maternità vengono erogate entro i canonici 30 giorni che l’Istituto individua come parametro di qualità del processo di erogazione delle prestazioni.
E tale risultato è garantito in un contesto, è noto, di crisi economica che implica un elevato numero di domande e necessità di tempestiva liquidazione.
Quali migliori risultati garantirebbe una nuova entità che dovrebbe attrarre a sé in breve tempo tutte le competenze descritte, nonché gestire basi dati, collegamenti telematici, contatti con l’utenza e con altri Enti?
Si ritiene pertanto che dall'art. 2, comma 1, lett. e) della legge delega debbano essere espunte le parole "e Aspi”, con vigorosa e convinta conferma delle competenze gestionali dell’Inps, che ha dimostrato nel tempo di poter garantire un servizio in grado di soddisfare pienamente le esigenze del territorio.
 
 
EFFICACIA
Allo stato attuale l’INPS provvede alla gestione dei crediti contributivi utilizzando diversi canali telematici su scala nazionale, che permettono la puntuale verifica delle informazioni necessarie a erogare le prestazioni a sostegno del reddito ad esse collegate.
Se l’indennità ASpI e miniASpI, come si presume, continueranno a dipendere dalla verifica del diritto in base a contributi dovuti e/o versati, solo un’organizzazione che ha un accesso completo al variegato e frammentato mondo del lavoro, potrà efficacemente rispondere alla domanda di prestazione.
Ciò significa avere una competenza specifica su ogni evento che possa incidere sul diritto in questione, come ad esempio:
?  malattia e maternità, (possono essere prestazioni erogate direttamente dall’INPS),
?   infortunio sul lavoro,
?  iscrizioni alla gestione separata,
?  domande di pensione (casellario delle pensioni)
Appare evidente che l’ANL, per dimostrarsi efficace, dovrebbe essere dotato di tutti gli strumenti di cui l’Istituto è già in possesso, frutto di una evoluzione e un miglioramento continuo e che permettono di arginare fenomeni di evasione contributiva e situazioni dolose che si potrebbero ingenerare.
 
 
TRUFFE
L’INPS, per il ruolo istituzionale di ente erogatore di prestazioni sociali risulta spesso tra i soggetti passivi del reato di cui all’art.640bis c.p.( Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche); ciò avviene, in particolare, nell’ambito delle prestazioni c.d. a sostegno del reddito ma, a causa dell’accredito dei contributi figurativi correlato al pagamento delle prestazioni di disoccupazione, vi sono effetti anche sulla posizione complessiva dei soggetti interessati ai fini dei requisiti pensionistici.
Le truffe ai danni dell’INPS rappresentano un fenomeno grave e diffuso e in esse sono coinvolti vari soggetti (organizzazioni criminali, imprenditori, “colletti bianchi” e falsi lavoratori); quasi sempre concorrono altri gravi reati, tra cui l’associazione a delinquere, anche di tipo mafioso, le truffe ad altri enti pubblici, i reati di falso.
Spesso le somme erogate dall’INPS vengono divise tra i falsi lavoratori e gli organizzatori della truffa; alcune volte sono coinvolti nell’attività illecita funzionari pubblici o altri professionisti
La gravità del fenomeno è ulteriormente testimoniata dal fatto che i molti procedimenti penali instaurati nel corso degli anni coinvolgono centinaia o migliaia di imputati e che il relativo giro di denaro è molto elevato.
A ciò si aggiunge un’ulteriore considerazione. Le domande di disoccupazione sono legate ad alcune scadenze e a termini precisi e perentori oltre i quali si perde il diritto alla corresponsione della prestazione. La truffa diretta ad eludere i termini di presentazione delle domande cartacee, verificatasi in tempi in cui la presentazione delle domande non era telematica, attraverso la corruzione di soggetti interni all’Istituto, si è resa possibile attraverso l’obbligo di presentazione telematica delle domande. Anche tale aspetto non va sottovalutato. Attribuire ad un Ente non pronto a gestire telematicamente tali istanze, comporterebbe rischi fraudolenti che l’Inps, grazie ai propri strumenti telematici, ha già eliminato.
 
                                                                                                 IL COORDINATORE GENERALE
                                                                                                            UILPA-INPS
                                                                                                         (Sergio CERVO)
 
 
 
RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano tutti i colleghi che hanno collaborato
alla stesura di questo documento