vota no

Il 6 novembre scorso è stato firmato un contratto che non solo non rispetta i lavoratori delle Funzioni Centrali, ma finisce per penalizzarli ulteriormente in un periodo già difficile. Non possiamo restare in silenzio di fronte a un accordo che non riconosce adeguatamente il nostro impegno, né il valore del nostro lavoro. È il momento di fare sentire la nostra voce, di spiegare a tutti i colleghi le ragioni per cui votiamo NO a questo contratto. Ecco perché:

1. NO a un contratto che non copre nemmeno un terzo dell’inflazione

In questi anni, l’inflazione reale ha superato ampiamente il 16%, ma l’aumento salariale previsto dal contratto è solo del 5,78%. Questo significa che il nostro potere d’acquisto continua a diminuire, lasciandoci con stipendi che non bastano a coprire i costi della vita. È un aumento che non rispetta né l’inflazione né il valore del nostro lavoro.

2. NO a un contratto che non detassa gli incrementi retributivi

L’unico aumento che vedremo in busta paga è immediatamente intaccato dalle tasse. Non si tratta di una vera valorizzazione del nostro impegno e delle nostre competenze. Se non vengono detassati gli aumenti, non c’è reale incremento del nostro reddito, ma solo un aggiustamento che non tiene conto dell’aumento del costo della vita.

3. NO a un contratto che non sblocca i fondi di produttività

I fondi di produttività, destinati a premiare l’efficienza e l’impegno, restano fermi, senza alcuna possibilità di utilizzo. Un contratto che non sblocca queste risorse significa che i risultati raggiunti non sono mai riconosciuti concretamente. Chi lavora duramente non viene premiato.

4. NO a un contratto che non defiscalizza i premi di produttività

Anche i premi di produttività, che dovrebbero incentivare il buon lavoro, continuano a essere gravati da imposte. Ciò significa che, pur raggiungendo ottimi risultati, non c’è alcun incentivo concreto. In un momento in cui si dovrebbe premiare l’impegno, non possiamo accettare che i premi restino intaccati dalle tasse.

5. NO a un contratto che accresce il potere delle amministrazioni sul personale

Il nuovo contratto concede più potere alle amministrazioni, senza alcun bilanciamento. Le amministrazioni potranno gestire con maggiore discrezionalità le risorse umane, con un impatto negativo sulle nostre tutele e sul nostro benessere lavorativo. Questo significa meno stabilità, meno sicurezza e meno garanzie per chi lavora.

6. NO a un contratto che non aumenta le indennità di amministrazione più povere

Molti lavoratori delle amministrazioni centrali continuano a ricevere indennità di amministrazione al di sotto degli standard di dignità. L’accordo non prevede alcun incremento per le indennità più basse, lasciando indietro le categorie più vulnerabili e penalizzando i lavoratori che, per il loro ruolo, dovrebbero ricevere un supporto economico più adeguato.

7. NO a un contratto che mette il sindacato nelle mani della politica

Questo contratto, nella sua impostazione, non garantisce l’autonomia del sindacato. La sua gestione politica rischia di compromettere la capacità del sindacato di difendere i diritti dei lavoratori senza interferenze esterne. La libertà sindacale è un diritto fondamentale che non possiamo permetterci di sacrificare.

8. NO a un contratto che ci lascia ultimi in Europa

L’Italia continua a essere tra gli ultimi Paesi in Europa per quanto riguarda la valorizzazione del lavoro pubblico. In un contesto che dovrebbe puntare su crescita, innovazione e giustizia sociale, questo contratto non fa altro che consolidare una posizione di svantaggio, senza guardare alle best practices europee.

Dal 16 al 21 dicembre, nei nostri luoghi di lavoro, avremo l’opportunità di esprimere il nostro voto attraverso una piattaforma online. Partecipiamo in massa, perché ogni voto conta! Facciamo sentire forte la nostra voce e mostriamo che non siamo disposti a scendere a compromessi su ciò che ci spetta di diritto. È il momento di dire NO a un contratto che non ci tutela, che non ci valorizza e che non risponde alle nostre esigenze.

Votiamo NO. Facciamo la differenza.

Roma, 16 dicembre 2024                                              

 

                                                                        Il Coordinamento Nazionale UILPA INPS