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Egregio Presidente,
come Lei sicuramente rammenterà, in data 20 giugno u.s., nel corso del nostro incontro a Milano in Direzione Regionale INPS Lombardia, tra l’altro, le fu chiaramente esplicitato (semmai fosse necessario) il grave disagio dei colleghi appartenenti alle Aree A e B e la loro legittima richiesta di trovare percorsi in sede contrattuale (collettiva ed integrativa) al fine di giungere ad una definizione complessiva e positiva della loro situazione; in particolare in tale consesso le caldeggiammo (e non fummo i soli) l’immediato avvio delle procedure per le selezioni interne onde consentire un primo passaggio verticale di lavoratori dalla qualifica B3 alla C1. Un segnale minimo ma, al tempo stesso, importante e necessario in un’azienda corta come taluni definirono il nostro Ente ove le formali distinzioni giuridico-economiche non corrispondono alla realtà lavorativa dell’Istituto. Ebbene, se la mente non ci inganna, Ella dimostrò un amplissimo interesse alla tematica e profuse ottimismo a piene mani quasi a dire “…tranquilli…è cosa fatta!...”. Di quell’ottimismo noi fummo allora soddisfatti perché ritenevamo che le sue parole fossero un chiaro segnale di rinnovamento virtuoso per i Dipendenti, per il Sindacato, per i Cittadini, un nuovo modo di intendere il ruolo e la mission dell’Istituto, un rilancio e una nuova spinta alla piena valorizzazione delle risorse umane interne dell’Ente. Quindi non comprendiamo: cosa è successo in quel di Roma il 31 luglio? Perché in maniera pervicace ha voluto definire le selezioni interne per le progressioni verticali con una modalità di svolgimento che ha poco a che fare con l’anzidetta valorizzazione dei lavoratori dell’INPS e ha invece il sapore di un vetusto regio decreto? Non bastava il vincolo del titolo di studio, occorreva aggiungere altre difficoltà anche alle prove concorsuali, come quelle di non mettere a disposizione un data base di domande a risposta multipla (prassi già consolidata anche nei concorsi pubblici) ma attraverso lo studio di dispense e testi vari? Tutto ciò non stride con le sue ampie visioni strategiche sull’Ente che ci ha delineato a Milano poco tempo fa? Il Coordinamento UILPA INPS Lombardia sostiene in pieno la linea adottata dalla propria struttura nazionale in merito alla mancata sottoscrizione dell’accordo sulle progressioni verticali e la invita a riflettere sulla questione. Ci auguriamo che le ferie agostane la conducano a migliori consigli: in questo momento storico i dipendenti dell’INPS chiedono il rispetto della loro dignità di lavoratori. Nient’altro.

Cordiali saluti.

Il Coordinatore regionale UILPA-INPS Lombardia
                        Carmine Villani