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Non più di una settimana fa raccontavamo del nostro smarrimento di fronte alla preoccupazione di quanto stesse accadendo in Istituto dove si privilegiava l’erogazione del servizio in modalità frontale rispetto all’emergenza nazionale di salute pubblica ed al respiro di sollievo dopo l’emissione del DPCM che ha trasformato il Paese in una grande zona rossa.

Pur riconoscendo al Presidente e ad una ristretta cerchia di direttori illuminati il pregio di aver voluto consentire lo smart working alla maggior parte del personale, abbiamo evidenziato come, nell’alta dirigenza prevalga sempre più spesso il virus della burocrazia e che, per questo, non esiste ancora vaccino.

In questa settimana, in ordine sparso, nonostante le indicazioni della Direzione Generale Risorse Umane, abbiamo visto un fiorire di iniziative in merito alle ferie pregresse, alla presenza e all’assenza per ricevere i codici di accesso, allo smart working con o senza mezzi, alle entrate ed alle uscite dagli uffici, termometri e presidi, dispositivi di protezione individuale che hanno disegnato una pagina dell’Istituto degna delle peggiori.

Il personale dell’Istituto è un valore per il Paese ed andrebbe tutelato. Nelle giornate di sabato e domenica moltissimi colleghi sono stati a sperimentare, grazie alla collaborazione con la direzione informatica, le varie forme di collegamento remoto attrezzato a tempo di record e a lavorare, per quanto possibile, dimenticandosi del proprio diritto alla disconnessione. Segno di una dedizione e di un senso di responsabilità non comuni.

Non vale tutto questo? Produttività a prescindere o scarico di responsabilità a prescindere da tutto e tutti?

Ed oggi, nuovamente, si riparte con iniziative che, quanto meno, lasciano pensare alla “extra territorialità” delle nostre sedi: “utilizzare prioritariamente le ferie degli anni precedenti” è una frase che ricorre in vari ordini di servizio che dispongono le attività di questa settimana. Ma la scorsa settimana i nostri servizi non erano così prioritari da non consentire la chiusura delle sedi? Cosa è cambiato se oggi ci possiamo permettere di chiudere per ferie?

L’unica cosa che avremmo voluto leggere sarebbe stata una politica certa, rigorosa ed uniforme delle sanificazioni e della messa in sicurezza del lavoro in Istituto che, invece, non c’è stata; non ci aspettavamo certo la disposizione della chiusura per ferie e, non, magari, una richiesta di pianificazione delle ferie pregresse.

Ecco perché continuiamo a sognare manager e non burocrati.

                                                                                                                                          IL COORDINATORE GENERALE UILPA INPS

                                                                                                                                                                  SERGIO CERVO