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Si avvicina il decreto voluto dal Ministro Brunetta che obbligherà al green pass tutti i dipendenti pubblici in vista di un imminente ritorno in massa del personale in presenza. Purtroppo, questo costituirà una sorta di vaccinazione “spintanea” obbligando, di fatto, a vaccinarsi ritardatari e quanti nutrano dubbi o paure sugli effetti collaterali più gravi del vaccino, per tacere dell’elenco delle situazioni non gestite dal green pass che lascerebbero alcuni nel limbo in corrispondenza di particolari situazioni.

Per questo, da questa sigla sindacale e da molte parti del mondo scientifico, è partito l’appello a non considerare, contrariamente a quanto sta accadendo anche a causa di improvvide dichiarazioni, il green pass come l’autorizzazione ad abbassare la guardia, a ridurre le distanze interpersonali, ad esporsi al contagio.

Molto grave è l’attacco del ministro al lavoro agile, un sistema che, realizzato a tempo di record in occasione del primo lock-down, ha dimostrato tanti vantaggi per il lavoro, i lavoratori ed i cittadini. Alla base della decisione del ministro vi sono la convinzione di una minore efficienza della pubblica amministrazione in modalità agile e che il ritorno in massa in ufficio dei dipendenti pubblici possa sostenere l’economia nei segmenti dei trasporti e della ristorazione, fortemente penalizzati durante l’emergenza sanitaria.

A prescindere dall’evidente incoerenza con gli obiettivi dell’agenda 2030 alla quale il nostro Paese dovrebbe attenersi, COVID a parte, quale sarà l’indotto sull’inquinamento e sulla salute dell’incremento del traffico e dell’inquinamento? E neutralizzare il lavoro agile serve alla produttività del lavoro ed al costo dell’apparato pubblico?

Oggi, su “Il Fatto Quotidiano”, in un articolo dal titolo “Missione: uccidere lo smart working”, Domenico De Masi conclude con: “Se (il ministro, ndr) almeno leggesse i rapporti delle tante ricerche recentemente eseguite da molte pubbliche amministrazioni, saprebbe che lo smart working ha quasi sempre elevato i livelli di produttività dei lavoratori.

L’Inps, ad esempio, ha smaltito da remoto una montagna di lavoro dieci volte superiore a quella ordinaria.

Se dunque il ministro vuole davvero incrementare l’efficienza del settore pubblico, tutto deve fare tranne che ridurre la quota di dipendenti in smart working”.

Molti colleghi hanno condiviso con noi le proprie idee in materia di lavoro agile mostrando una sensibilità che merita adeguata cassa di risonanza e condivisione. Ne abbiamo scelte due e le facciamo nostre perché sintetizzano il comune pensiero di tanti lavoratori:

Brunetta sogna il green pass esteso a pubblico e privato, io sogno una PA che abbia il coraggio di modernizzarsi. Noi lavoratori, anche 60enni e oltre, lo abbiamo avuto”.

“Voglio che si contrastino le bugie e le omissioni che Brunetta volutamente fa nelle sue dichiarazioni contro il lavoro agile per ottusità e per scarsa conoscenza della realtà.  All’INPS, dove ormai tutto è digitale, la presenza fisica allo sportello è superflua perché tutto viaggia per file PDF, database, e-mail e procedure informatiche. Non si stampa niente, non si archivia nemmeno più nulla in modo cartaceo ma solo in digitale; ovviamente non si fanno fax, i contatti telefonici sono molto ridotti e gli utenti stessi preferiscono l’appuntamento telefonico o la prenotazione allo sportello telefonico con eccezione di pochissimi ormai, anziani ormai in numero esiguo che hanno compreso che non c’è nulla da consegnare o da ricevere o extracomunitari che vengono comunque con lo smartphone per mostrare i propri dati.

Oggi il nostro lavoro può essere svolto sempre, svincolati da un orario predeterminato nel quale la coscienza si lava con la timbratura del cartellino, anche se, talvolta, a discapito della vita privata. È innegabile che la qualità aumenti con la flessibilità del lavoro e la responsabilizzazione riguardo ai propri compiti lavorativi, mentre il lavoro agile dà la possibilità di investire le proprie energie e tempo anche in altro modo molto prezioso per noi e le nostre famiglie.

Ovviamente andrebbe regolamentato meglio ma è veramente un modo razionale di svolgere il lavoro in quanto c’è meno dispersione di tempo anche nel risolvere le problematiche di lavoro con i colleghi e gli utenti, si è più veloci e efficaci perché non ci si perde in chiacchiere superflue. La collaborazione con i colleghi rimane eccellente anzi si sente ancora di più di appartenere a una squadra, si cerca sempre di essere attenti a dare veloce e corretto riscontro a tutti. E siamo tutti più appagati in quanto abbiamo riscoperto il nostro valore individuale”.

IL COORDINATORE GENERALE

UILPA-INPS

Sergio Cervo