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La pandemia, se da un lato ha dato diritto di cittadinanza alla salute e sicurezza sul lavoro anche in ambiti professionali dove, storicamente, non c’era una attenzione particolare oltre le formalità di legge, ha portato in secondo piano tutti gli altri rischi sul lavoro.
I recenti fatti di cronaca che riportano infortuni gravissimi sul lavoro non fanno altro che denunciare la punta dell’iceberg di un fenomeno che non riceve adeguata attenzione. E se gli infortuni sono quelli che colpiscono in maggior misura l’opinione pubblica perché costituiscono delle vere e proprie tragedie a prescindere dalla modalità con la quale avvengono, la maggior parte dei costi di una mancata sicurezza sul lavoro è sostenuta per lo stress lavoro correlato che fatica a trovare attenzione nell’ambito datoriale sebbene sia la maggiore causa di mancata produttività e qualità di vita al lavoro.
Dal 2004 è obbligo datoriale la valutazione periodica dello stress lavoro correlato negli ambienti di lavoro ed il D.Lgs. 81/2008 impone che la relativa valutazione sia parte integrante del documento di valutazione dei rischi che, altrimenti, è da considerarsi incompleto dando vita, tra l’altro, a sanzioni penali per il datore di lavoro.
Se lo stress è la “condizione di disagio di un individuo che non si sente in grado di soddisfare le richieste lavorative avanzate”, il perdurare nel tempo della situazione dà luogo a tre fasi di reazione: 1. la fase di allarme nella quale ci si rende conto della difficoltà e si prova ad adattarsi;
2. la fase della resistenza nella quale si persiste nello sforzo di adattamento stabilizzando i
comportamenti di reazione;
3. la fase dell’esaurimento nella quale compaiono i sintomi fisici, psicologici ed emotivi.
Nella terza fase le disfunzioni ed i sintomi sono organici (cefalee, tachicardia, tensione muscolare), sociali (irritabilità, isolamento e aggressività) e psicologici (disturbi alimentari, stati d’ansia, depressione).
Inevitabilmente, dallo stress si produce un calo di produttività, l’aumento delle disattenzioni ed errori che, quando non sfociano in veri e propri infortuni, producono ulteriori danni.
Studi europei stimano che lo stress lavoro correlato abbia dei costi pari a circa 240 miliardi di euro l’anno equamente ripartiti tra perdita di produttività per assenze per malattia e costi di cura.
Le cause ricorrenti dello stress da lavoro sono state individuate in fattori di contesto e di contenuto del lavoro che possono brevemente elencarsi di seguito:
• Le possibilità di sviluppo di carriera (precarietà, scarsa retribuzione o mancato riconoscimento
del lavoro svolto);
• I ruoli individuali all’interno dell’organizzazione (responsabilità non ben definite, conflitti di ruolo
con colleghi);
• L’autonomia decisionale (partecipazione carente ai processi decisionali e impossibilità di

controllare il proprio lavoro);
• Difficoltà nel conciliare i ritmi vita/lavoro;
• I rapporti interpersonali al lavoro;
• La cultura organizzativa (comunicazione inadeguata, assenza di definizione e condivisione degli
obiettivi aziendali ecc.);
• Il carico e il ritmo di lavoro cui si è abitualmente sottoposti (mole di lavoro, pressione
lavorativa);
• L’ambiente fisico e le attrezzature di lavoro (spazi insufficienti, rumore, temperatura inadeguata,
illuminazione carente);
• La pianificazione e le caratteristiche dei compiti svolti (attività ripetitiva, priva di significato o
percepita come inutile);
• Orari di lavoro (turnazione, flessibilità dell’orario, imprevedibilità di nuove incombenze).
La valutazione dello stress lavoro correlato deve partire dall’esame di eventi sentinella opportunamente adeguati ed ampliati rispetto, ad esempio, alle indicazioni della Commissione consultiva permanente (metriche su infortuni, assenze, turnover, procedimenti disciplinari e segnalazioni inviate al medico competente), fattori di contesto e di contenuto del lavoro per poi prevedere delle azioni correttive su questi ultimi e di cura rispetto ai lavoratori.
L’INAIL, assorbendo l’ISPESL, ha ereditato anche la materia della sicurezza sul lavoro e, nel tempo, ha più volte rivisto le proprie linee guida per la conduzione delle analisi e le valutazioni dello stress lavoro correlato dimostrando come la materia è ben lungi dall’essere approfonditamente sviscerata ma, al contrario, indicando che oltre ad una questione di costi o di mancata produzione, lo stress correlato al lavoro deve essere indagato approfonditamente e discusso con tutti gli attori del lavoro al fine di individuare le migliori pratiche adottabili.


Sergio Cervo
Segretario Nazionale UILPA