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E’ da poco pervenuta l’informativa sulla riorganizzazione dell’Avvocatura dell’Istituto sollecitata probabilmente dalla preventiva circolazione di bozze non meglio attribuibili e di non chiara paternità.

Conformemente alla posizione di UNAEP Unione Nazionale Avvocati Enti Pubblici, nostra affiliata, esprimiamo la linea di UILPA.

A malincuore dobbiamo constatare, ancora un volta, che l’amministrazione viene a presentare provvedimenti che pur incidenti sul rapporto di lavoro di ciascun professionista oltre che sulla riorganizzazione di un importante settore dell’ente, non sono stati affatto preventivamente sottoposti alle organizzazioni sindacali.

La storia si ripete.

L’abbiamo già visto in sede di modifiche al Regolamento di Organizzazione ed all’Ordinamento dei Servizi per l’adeguamento alle sentenze del Consiglio di Stato e in sede di adozione del Piano per la difesa legale a distanza, dove l’informativa resa alle oo.ss. appena il giorno prima, ha rasentato i limiti della legalità imposti dalla Direttiva 2002/14 CE dell’11 marzo 2002 e del d. lgs. n. 25 del 6 febbraio 2007 a garanzia di un informativa adeguata ed efficace.

Eppure, quando nel maggio scorso l’Istituto aveva presentato alle Organizzazioni sindacali una proposta di riorganizzazione, la UIL aveva giudicato positivamente le intenzioni dell’Amministrazione manifestando un’apertura di credito e disponibilità al dialogo che si è poi tradotta nella sottoscrizione del CNIE integrativo per il 2016.

Allora ci avevano convinto le buone intenzioni dell’Istituto che aveva manifestato la volontà di riaffermare l’autonomia dell’Avvocatura, di rafforzare il ruolo degli Uffici territoriali, di assicurare il rispetto del principio di parità di trattamento prevista dall’art. 9 comma 5 del D.L. 90/2014 unitamente all’intenzione di superare il contenzioso esistente per i criteri di selezione degli incarichi, attuando un percorso condiviso e virtuoso tramite il coinvolgimento delle OOSS.

A distanza di sei mesi, la proposta contenuta nell’informativa, predisposta senza alcun coinvolgimento delle Organizzazioni sindacali, costituisce, invece una clamorosa marcia indietro e non può essere in alcun modo condivisa giacché ove attuata, l’Area legale risulterebbe ulteriormente ridimensionata, indebolita, parcellizzata.

In primo luogo risulta incomprensibile la filosofia di fondo della bozza che, a differenza della precedente, è incentrata principalmente sulla ridefinizione degli incarichi, di coordinamento, prefigurando una gerarchizzazione dei professionisti ed una tendenziale equiparazione del ruolo del coordinatore a dirigente dell’ufficio. Gli Avvocati dell’Inps sono professionisti ed il loro ruolo deve rimanere autonomo non solo in rapporto alla dirigenza dell’Istituto ma anche all’interno della stessa categoria e all’interno del singolo ufficio legale ove il professionista esercita la propria attività.

Non chiari i presunti risparmi di spesa che la riorganizzazione tenderebbe a realizzare (complessivi E 452.856,12 in luogo dei 837.000,00 stimati inizialmente). In dettaglio, riservando un ulteriore approfondimento, rileviamo che inesistente è il risparmio derivante dall’abolizioni dell’indennità per 12 vicari laddove, da anni ne vengono retribuiti solo 9 e che il risparmio derivante dalla diminuzione del numero complessivo delle posizioni indennizzate è abbattuto sia dai maggiori costi sostenuti dalla trasformazione del titolo delle indennità erogate (vedi i referenti organizzativi e referenti degli uffici trasformati in coordinamenti intrametropolitani) che dall’evidente duplicazione di incarichi a fronte di analoghe competenze (vedi sovrapposizione di Uffici nei capoluoghi di regione sedi coordinamento regionale e coordinamento distrettuale; coordinamenti intrametropolitani e non meglio collocati, la stessa Roma prevede addirittura l’istituzione di quattro strutture con il rischio del conseguente caos nella ripartizione delle competenze). A ciò si aggiunga il prevedibile aumento di spese e di costi di gestione necessari per dotare di mezzi e personale i molteplici uffici di coordinamento previsti dalla riorganizzazione, non essendo pensabile che tali uffici i possano operare con il mero frazionamento delle risorse già allocate all’area legale.

Da ultimo, non possiamo esimerci dal rilevare che del tutto inappropriato appare qualificare tale voce come “risparmio di spesa” trattandosi in realtà di una mera riallocazione di risorse già esistenti nell’ambito del fondo della retribuzione accessoria dei professionisti. Sul punto ribadiamo che l’Amministrazione non può in questa sede stabilire a priori la destinazione di tali presunti “risparmi” perché la ripartizione del fondo per la retribuzione accessoria è materia riservata alla contrattazione integrativa (Ricordiamo al riguardo che l’amministrazione si è già impegnata formalmente ad aumentare l’indennità di funzione degli avvocati nel prossimo CCNIE e che per tale motivo la UIL ha sottoscritto il CCNIE 2016.)

Anche sul Coordinamento Generale Legale occorre registrare una clamorosa marcia indietro dell’Amministrazione e questo sia riguardo al numero dei coordinamenti previsti che al coinvolgimento dell’avvocatura centrale al Piano Nazionale della lavoro a distanza nel rispetto delle previsioni di cui all’ art 9 , comma 5, del D.L. n. 90/2014, Da una parte infatti anziché operare la promessa riduzione da 12 a 10 coordinamenti centrali, non solo vengono mantenuti 12 settori ma 3 di questi (organizzazione - formazione – Sedi critiche) appaiono di carattere generale e meramente organizzativo e non collegati ad alcuna specifica attività professionale. Addirittura si prevede una funzione “Audit sulle attività ed iter procedurale degli uffici legali” costituendo un controllore interno all’Area legale non essendo, peraltro, chiaro se tale funzione si aggiunge o si sostituisce a quella già svolta dalle competenti strutture amministrative nei confronti di tutti i dipendenti, ivi compresi i professionisti.

Dall’altra deve registrarsi il mancato coinvolgimento dell’avvocatura centrale al Piano Nazionale del lavoro a distanza in ossequio ad un non meglio specificato carico di lavoro pro capite rappresentato da “.. un dato numero di vertenze giudiziarie” (con inspiegabile disparità di trattamento tra avvocati dell’avvocatura centrale e avvocati territoriali) e la previsione di un incerto numero di avvocati da destinare presso l’Avvocatura Regionale e/o Distrettuale e/o l’Avvocatura metropolitana con sede in Roma, la cui individuazione è rimessa all’esclusiva discrezionalità del Coordinatore Generale senza che siano preventivamente individuati i criteri di selezione . E dire che è noto a tutti che il cambio di sede incide sulla retribuzione di risultato diversamente calcolata a seconda che trattasi di avvocatura centrale o sede territoriale! Da qui la necessità che la mobilità interna deve essere attuata nel rispetto della normativa esistente ossia in base a graduatorie e criteri oggettivi e non può essere delegata alla valutazione discrezionale di una singola persona.

E’ ancora da registrare come nella nuova riorganizzazione sono mantenuti i vicari dei coordinamenti centrali (affiancati ora dai vicari dei coordinamenti territoriali) a cui viene garantita la “considerazione dell’attività svolta solo ai fini giuridici”, che solo apparentemente esclude trattamenti economici considerato che in realtà vengono a precostituirsi titoli ai fini dei concorsi per i passaggi di livello. Ricordiamo al riguardo che tali figure non sono previste dal CCNL e che la previsione di valutare l’incarico a fino giuridici contrasta con la disposizione di servizio del Direttore Generale n. 5099 del 31/7/2015, secondo cui nella fase di organizzazione provvisoria l’espletamento degli incarichi di coordinamento, non avrebbe dato alcun titolo o punteggio ulteriore rispetto a quelli già maturati.

E’ di tutta evidenza che alla marcia indietro sul CGIL - che si configura sempre di più come una struttura di vertice immutabile ed arroccata - corrisponde un’organizzazione che impatta fortemente sul territorio ed in cui l’unico criterio individuabile sembra essere la concentrazione degli incarichi nelle sedi critiche a scapito delle altre strutture territoriali coinvolte tutte nel Piano nazionale di difesa a distanza.

Deve da ultimo evidenziarsi, che nulla è previsto sulla revisione delle procedure informatiche in uso ai legali - revisione necessaria ai fini della valutazione del carichi di lavoro normativamente prevista - e sulla rivisitazione del sistema di valutazione dei professionisti e che l’amministrazione, pur dando atto nelle premesse del ritorno dell’attività di recupero credito agli uffici legali (indebiti, procedure concorsuali, mutui, e prossimamente, e presumibilmente, il recupero dei crediti degli enti pubblici per i quali sono maturati i termini di decadenza per l’iscrizione a ruolo), ha ridisegnato la geografia degli Uffici legali tenendo conto esclusivamente del contenzioso di merito pervenuto nel 2016 senza tenere conto delle attività citate.

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Va evidenziato ancora che l’informativa nulla dice su come la futura organizzazione sarà attuata in concreto. Ricordiamo che sono già state bandite le selezioni per il conferimento degli incarichi previsti dalla precedente organizzazione; su tale selezione pende un ricorso giudiziario sulla illegittimità dei criteri selezione, sicché è stata sospesa in via di fatto. Auspichiamo al riguardo che l’Istituto voglia superare le ragioni del contenzioso adottando un atto formale di revoca della selezione in corso ed impegnandosi a ridefinire i criteri di selezione in modo conforme a quelli previsti dal CCNL. Nella fase transitoria le nomine provvisorie non potranno che essere effettuate, previo interpello e sulla base di una graduatoria nazionale basata sull’anzianità di servizio e sui titoli risultanti dai curriculum già presentati per la selezione in atto.

In conclusione la riorganizzazione così come prospettata è un’occasione persa ma l’Amministrazione è ancora in tempo per raddrizzare la barra accantonando la fretta e riallacciando il dialogo con le Organizzazioni sindacali.

La Uil rimane disponibile a discutere su tutti i miglioramenti possibili nell’interesse dell’Istituto e dei lavoratori (professionisti e amministrativi) che devono essere messi in condizione di lavorare in strutture efficienti e operative.

Ove invece l’Amministrazione dovesse preservare in un agenda solitaria e non condivisa su una materia così importante, la Uil sarà costretta a trarre le dovute conseguenze in occasione dei prossimi rinnovi contrattuali ed appoggerà ogni iniziativa di lotta che sarà intrapresa dai lavoratori interessati.

IL COORDINATORE GENERALE

           UILPA-INPS

        (Sergio CERVO)