Era ieri… che il Presidente della Repubblica ringraziava i lavoratori dell’Istituto per il grande sforzo fatto nel sostegno all’economia messa improvvisamente in ginocchio dal lockdown grazie al pagamento di milioni di pratiche di sostegno al reddito a prescindere dalle difficoltà di una riorganizzazione prodotta grazie alla collaborazione di tutti in pochi giorni. E poi l’incontrovertibile opera del Presidente del Consiglio Conte che, con piglio da statista di altri tempi, imboccò una strada in salita per convincere i partner europei a modificare profondamente la politica economica comunitaria contrattando un piano di interventi che in Italia ha dato luogo al PNRR. Tra qualche anno i libri di storia ci racconteranno meriti e demeriti.
Già oggi è chiaro che il ministro Brunetta del nuovo Governo, forse voluto più per una spartizione dell’immensa dote del PNRR che per un obiettivo di ripresa del Paese, mira ad una restaurazione che è tanto strampalata quanto anacronistica.
Brunetta sarà certamente ricordato per la sua dichiarata avversione all’assenteismo, alla resistenza al cambiamento, alle lunghe pause caffè; ma queste sono intrinsecamente eliminate dal lavoro agile.
Ieri citavamo i numeri della ricerca del Politecnico di Milano relativi ad uno studio sulle organizzazioni che hanno applicato il lavoro agile: incremento della produttività del 10% in media e riduzione dei costi vivi per gli immobili tra il 30 ed il 50%.
“Mettendo tempestivamente in lavoro agile il 97% del suo personale, l’INPS è riuscito a smaltire 6,4 milioni di pratiche CIG laddove, prima, ne evadeva solo 800 mila. Se, dunque, la PA adotterà lo smart working in misura inferiore alle imprese private, aumenterà il suo gap negativo di produttività rispetto a queste” racconta oggi a pagina 9 de “Il Fatto Quotidiano” Domenico De Masi in un interessante articolo che mostra come la restaurazione sia davvero approdata a Palazzo Vidoni.
Le opportunità emerse dall’improvviso choc indotto dalla pandemia e dal lock-down sono troppo importanti per essere gettate nel dimenticatoio per piaggeria nei confronti di questo o quel ministro. Tralasciando i benefici economici sulla congestione dei mezzi pubblici e delle città, un sano mix delle opportunità di erogazione delle prestazioni lavorative potrebbe costituire una panacea ed una attraente opportunità anche nel ricambio generazionale all’interno dell’Istituto: i giovani che debbono bilanciare le esigenze della famiglia, gli anziani che possono fronteggiare nuovi bisogni di cura.
Il welfare nazionale è troppo importante per tornare indietro. A meno che Penelope lavori in compagnia alla sua tela.

 

IL COORDINATORE GENERALE
UILPA-INPS
Sergio Cervo